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Da quando ho conosciuto lo Yoga, inizialmente come pura pratica fisica settimanale fino a renderlo parte del mio quotidiano, mi sono dedicata allo studio di molti altri suoi aspetti che ne fanno da contorno.

Alcuni più materiali, altri più spirituali. Da sempre ho acceso incensi e candele nei templi qui in Thailandia, per pregare o fare offerte, come usanza locale che tutti i buddisti fanno recandosi dai maestri e dai monaci. A casa, invece, ho sempre amato bruciarli per profumare l’ambiente.

«Il fumo dell’incenso
che sale verso il cielo e verso le nuvole,
eleva il nostro animo e ci distacca dalla concretezza delle cose terrene, dall’insostenibile pesantezza del quotidiano e dei suoi affanni»

Questa frase è tratta da una mia recente lettura Incenso, magie e rituali di Elena Bortolini (Hermes Edizioni), che ha ampliato la visione e l’utilizzo di questo magnifico dono che la natura ha voluto fare agli uomini tramite le piante e le resine degli alberi.

L’uso dell’incenso ha una storia antichissima, citato nei testi di letteratura di varie popolazioni di tutto il mondo e presente nei libri sacri di tutte le religioni, è un estratto naturale di resine, utilizzato nel commercio come moneta di scambio, per profumare ambienti e vestiti, come potente afrodisiaco, fino ad essere utilizzato durante la meditazione e nei rituali.

Troviamo l’incenso sotto diverse forme e misure, il più conosciuto è il bastoncino o quello a forma di cono, poi c’è quello in granuli e resine che viene bruciato tramite dei carboncini e ancora sotto forma di carta e mazzi di erbe per la fumigazione.

Una volta scoperto, l’incenso diventa una componente di cui non possiamo più fare a meno, perchè coinvolge l’olfatto, ovvero uno dei nostri sensi più importanti. Ogni odore che respiriamo, infatti, raggiunge il cervello più velocemente di qualsiasi altro impulso determinato dagli altri sensi.

Alcuni profumi stimolano il piacere. Possono aiutare a rilassarsi o a concentrarsi. Ed ecco qui il motivo per cui mi piace utilizzare il Palo Santo prima della meditazione. Si tratta di un bastoncino ricavato dalla corteccia di un albero presente in Sud America e si dice che gli Incas lo adoperassero per la purificazione spirituale e per eliminare le energie negative.

«L’incenso è un filo di fumo che unisce la terra al cielo», bruciato durante la recitazione dei Mantra, sempre in numero dispari, al tempio come offerta a Budda, agli spiriti e per i nostri morti. È una cerimonia dalla precisa ritualità, che serve per connettersi con quel qualcosa che ritengo superiore e non tangibile. Così anche nel cattolicesimo, spiega il libro di Elena Bortolini, il fumo dell’incenso simboleggia le preghiere dei fedeli che salgono verso il cielo.

La simbologia del fumo è nota per essere purificante. Proprio per questo, quando mi rendo conto di essere circondata da alcuni elementi negativi, per attirare le forze positive, brucio mazzetti di erbe come la salvia.

Le fumigazioni sembrano essere anche un ottimo antidepressivo e portatrici di energie nuove, che possono essere effettuate sia sulla persona, che all’interno della casa per ripulire l’ambiente. Le credenze dei popoli antichi che sono arrivate oggi fino a noi, anche se spesso sotto forma di nomi differenti, ci riportano sempre al riequilibrio dei nostri centri energetici, ovvero i Chakra.

Per protezione personale ed equilibrio emotivo, le erbe, così come le pietre, i cristalli e i colori, con il loro studio, integrandoli nella pratica Yoga quotidiana, possono essere molto utili se si è alla ricerca di ispirazione.

Paolina

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